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Terra di Dio Terra dell'uomo
Documento di preparazione alla
giornata di ringraziamento per i doni del creato
Il Documento
1. Contestualizzazione
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2. Destinatari
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3. Obiettivo
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4. Struttura
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1)il Giubileo e la terra
2)La terra è di Dio
3)La terra in crisi
4)"Benedica la terra il Signore"
5)Per discutere e agire
6)Appendice
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Contesto
Il documento è uno tra quelli che il "comitato" (gruppo di lavoro) si è impegnato a produrre per offrire alle varie categorie di lavoratori occasione di riflessione perché, come ha sottolineato il Papa, il Giubileo sia per tutti "un anno di grazia del Signore ", annunciato non solo con la parola, ma soprattutto con le opere. Un Giubileo, cioè "un anno di grazia del Signore", che è stata la caratteristica specifica dell'attività di Gesù e non corra il rischio di ridursi soltanto alla definizione cronologica di una certa ricorrenza. (cf. TA n. 11)
Il documento è il frutto di un lavoro articolato e approfondito, elaborato a più mani, per offrire uno strumento di riflessione il più idoneo possibile affinché ai lavoratori della terra fosse offerto una base perché il "loro giubileo" fosse veramente tale.
Si può anche dire che si inserisce nel grande filone della Dottrina sociale della Chiesa relativamente alle problematiche proprie del mondo agricolo-rurale, e, più propriamente, costituisce un ulteriore approfondimento in ordine all'universale destinazione e corretta utilizzazione dei beni della terra.
Piace immaginare che, nella stesura del documento, gli estensori abbiano avuto presente quanto ebbe a dire Paolo VI in occasione dell’annuncio del Giubileo del 1975 (Udienza generale del 9 maggio 1973): "Ci siamo domandati se una simile tradizione merita di essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall’altro, dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali di altri secoli; ci siamo subito convinti che la celebrazione dell'anno santo non solo può innestarsi nella corrente spirituale del Concilio stesso... ma può benissimo corrispondere e contribuire altresì allo sforzo indefesso e amoroso che la chiesa rivolge ai bisogni morali della nostra età, all’interpretazione delle sue profonde aspirazioni".
Giovanni Paolo II aggiunge: "La porta santa del Giubileo del 2000 dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l'umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio. È bene che la Chiesa imbocchi questo passaggio con la chiara coscienza di ciò che ha vissuto nel corso degli ultimi dieci secoli. Essa non può varcare le soglie del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi". (T11A 33)
E certamente dovrà essere più grande perché costituisce proprio una grande "folla" il mondo rurale se è vero che costituisce la gran maggioranza del genere umano e grandi e numerosi sono i problemi che si porta dietro. Quei problemi di cui la Chiesa ancora una volta vuole farsi carico e la risoluzione dei quali realizza la vera libertà postulata dalla celebrazione del Giubileo. Queste problematiche sono presenti nel documento che andiamo ad esaminare e a queste problematiche si cerca di guardare con ottimismo per una positiva risoluzione delle stesse. Il nostro invito chiama essenzialmente, voi lo sapete, al rinnovamento interiore e alla riconciliazione nel Cristo... Certo, per noi stessi il ministero della riconciliazione nel Cristo si esercita tra numerose contraddizioni e difficoltà, ma esso è suscitato ed accompagnato in noi dalla gioia dello Spirito Santo." (Paolo VI "Gaudete in Domino" - Introduzione).
Destinatari
1 Destinatari primi del documento sono gli operatori pastorali e i responsabili delle varie organizzazioni sociali che avranno poi il compito di mediare lo stesso in maniera tale che raggiunga tutte quelle persone che direttamente o meno fanno parte di quel mondo agricolo-rurale che con la sua enorme mole di problemi continua ad interpellare la Chiesa. La quale dal suo canto continua a rivolgere una attenzione preoccupata a questi problemi nell’esplicito intento di costruire la società nel segno evangelico della giustizia e della pace (cfr. PMT n. 3). Del resto è proprio tra la popolazione agricolo-rurale che si trova quel popolo destinatario della missione di Gesù (cfr. Lc. 4,18-19; Mt. 11,5; Lc. 7,22) e spinge la Chiesa a "sottolineare più decisamente l'opzione preferenziale per i poveri e gli emarginati. Si deve anzi dire che l'impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili diseguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo". (TMA n. 51)
Obiettivo
Il documento vuole essere un punto di riferimento per una comune riflessione.
Si è consapevoli che soltanto all’interno di un processo di coscientizzazione si realizza un processo di liberazione. Paulo Freire, nell'ambito del suo progetto pedagogico sosteneva che se il popolo analfabeta non si mette all’interno di un processo di liberazione, non può neanche imparare a leggere. Se non ci si chiede di chi é la terra, chi é il padrone, che cosa è un latifondo, a che serve il lavoro e chi sono i servi e chi sono i signori, e perché ci sono i servi e perché ci sono i signori, non si può nemmeno imparare a scrivere e a leggere quelle parole e nessun’altra parola.
Attraverso l'elaborazione di questo documento si vuole fornire un insieme di elementi per sottolineare il rapporto strettissimo, di reciproca necessità, che intercorre tra conoscenza e libertà. Solo essendo libero l’uomo può nominare il mondo, e dunque padroneggiarlo. E solo conoscendo può liberarsi. Perciò la conoscenza è stata negata per secolo ai poveri, perché il mondo fosse solo degli altri, sicché conoscenza e ricchezza e potere sono state la stessa cosa.
In questo ambito il documento si prefigge l’obbiettivo di poter essere utilizzato quale traccia di riflessione per l'elaborazione di un itinerario di conversione-liberazione che conduca alla celebrazione da protagonisti del Giubileo.
Struttura
Il documento si snoda attraverso quattro tappe che possono essere viste quasi come uno snodarsi di cerchi concentrici attorno ad un unico nucleo: "Terra di Dio - Terra dell'uomo ". Un pò come i cerchi nell'acqua emanano l’uno dall’altro.
Solo il Dio degli ebrei si risolve a dettare la legge dopo aver contemplato la sofferenza del suo popolo. Quando si rivolge a Mosé per farlo legislatore e capo del popolo, nell’esodo dalla schiavitù alla libertà, egli parte da ciò che ha contemplato ed ha visto: "Ho visto l’afflizione e l’oppressione del mio popolo", dice. Questa è la gloria del diritto; non una bilancia che pesa una misura uguale per tutti, ma un diritto che prende partito, che compensa la debolezza del debole e risarcisce l’indigenza del povero, un diritto che contempla la condizione dell’uomo nella sua storia reale, nel colore della sua pelle, nella diversità del suo genere, nelle condizioni che di fatto ne impediscono l'eguaglianza, e gli mette in mano gli strumenti della sua liberazione. Questo diritto è un diritto che è strumento di pace e di giustizia, è un dover essere che non è solo proclamato, ma vuol essere effettivo, è il codice normativo della convivenza, è un diritto che è soprattutto strumento di libertà.
"Non mi resta dunque che invitare caldamente tutta la comunità cristiana a mettersi idealmente in cammino per il pellegrinaggio giubilare... Tutti dovremo comunque compiere quel viaggio interiore che ha per scopo di staccarci da ciò che, in noi e intorno a noi, è contrario alla legge di Dio, per metterci in grado di incontrare pienamente il Cristo, confessando la nostra fede in lui e ricevendo l’abbondanza della sua misericordia." (Lettera "sul Pellegrinaggio" n. 12)
"Recarci in spirito di preghiera da un luogo ad un altro, da una città all’altra, nello spazio particolarmente segnato dall’intervento di Dio, ci aiuta non soltanto a vivere la nostra vita come un cammino, ma ci dà plasticamente l’idea di un Dio che ci ha anticipati e ci precede, che si è messo egli stesso in cammino sulle strade dell’uomo, un Dio che non ci guarda dall’alto, ma si è fatto nostro compagno di viaggio. (Lettera "sul Pellegrinaggio" n. 10)
Molto utili, quali strumento per la riflessione e di verifica della comprensione del documento, risulteranno senz’altro i questionari, relativi ad ogni parte, posti alla fine del documento.
Accanto a una contestualizzazione, per così dire ecclesiale, il documento offre la possibilità di contestualizzare il discorso anche in chiave sociologica. Dall'Appendice al documento infatti abbiamo la possibilità di avere elementi per un aggiornamento delle nostre chiavi di lettura del "mondo agricolo-rurale". Da sottolineare a mio avviso le quattro questioni che vengono sottolineate e che sottendono al discorso dell’intero documento. Esse sono così enumerate: a) reddito e produttività; b) proprietà della terra e rapporti di potere; e) la qualità ecologica del lavoro e dei prodotti agricoli, d) l’identità locale e la solidarietà internazionale.
(Dalla "Presentazione" del Documento "Terra di Dio, Terra dell’uomo",
di P. Renato Gaglianone)
Giubileo del mondo agricolo
“Terra di Dio. Terra dell’uomo”
Ai delegati di 185 Nazioni presenti alla 116.ma Sessione del Consiglio della Fao, nonchè a numerosi rappresentanti di Organizzazioni internazionali e associazioni di settore, è stato presentato lo scorso 15 giugno a palazzo Rospigliosi il sussidio “Terra di Dio. Terra dell’uomo” predisposto dal gruppo di lavoro per la preparazione della Giornata di ringraziamento per i doni del creato – Giubileo del mondo agricolo. Pubblichiamo di seguito ampi stralci dell’intervento di S.E. Mons. Fernando Charrier, Presidente del Comitato per la preparazione delle giornate giubilari del mondo del lavoro, che ha illustrato i contenuti del sussidio e quindi i grandi temi, dalla solidarietà internazionale all’ecologia, sollecitati da questo evento dedicato a tutti i lavoratori della terra, in calendario per il 12 novembre del 2000.
Fra l’anno giubilare e la terra sussiste un legame profondo che permette di abbracciare in un solo sguardo i temi fondamentali del messaggio del Giubileo e di proiettarli sulle questioni più gravi che assillano l’umanità in questo declinare del millennio, soprattutto in rapporto alla giustizia, alla tutela della dignità del lavoratore della terra, all’uso delle risorse del pianeta e alla responsabilità dell’uomo verso il creato e i suoi beni (…).
La solidarietà internazionale fra agricoltori, inoltre, ha ormai sancito la fine di ogni progetto di modernizzazione tendente a uniformare i percorsi di sviluppo. Ogni comunità rurale presenta delle peculiarità culturali che devono essere non solo rispettate ma anche utilizzate per tracciare un proprio percorso di sviluppo. In questo senso, il momento religioso, le appartenenze etniche e parentali, i costumi tradizionali diventano le risorse su cui costruire il benessere di una comunità. In particolare, il mondo rurale - a lungo giudicato con le lenti della modernizzazione come arretrato - ha beneficiato di questa riscoperta dell’identità locale (…). Anche per i contadini del terzo mondo vi è un’attenzione nuova ai loro modi tradizionali di produrre e vivere. Questa appare anche la strada più efficace per contrastare gli effetti deleteri della globalizzazione, intesa come standardizzazione dei prodotti e sottomissione alle tendenze del capitale finanziario.
Tuttavia, la riscoperta dell’identità locale da parte degli agricoltori porta con sé anche una dimensione etnocentrica. Insistere molto sulle peculiarità locali rischia di far percepire l’altro come totalmente diverso o addirittura nemico. Accanto alla riscoperta dell’identità locale serve allora una dimensione universalizzante. Si deve stabilire una equilibrata dialettica fra identità e riconoscimento dell’universale comunanza dell’uomo. E questo implica precisi gesti di solidarietà. In questa fase storica tali gesti passano, almeno per il mondo rurale, attraverso i rapporti nord-sud del mondo. Vi è in primo luogo la questione dell’accoglienza degli immigrati che vengono stagionalmente o anche stabilmente per i lavori agro-pastorali. Vi è in secondo luogo la questione delle barriere alla circolazione delle derrate alimentari provenienti dal terzo mondo. A volte vi sono giuste rivendicazioni per il prodotto tipico locale, a volte si tratta di pura difesa di rendite di posizione. Vi è in terzo luogo la difesa delle condizioni di lavoro nel terzo mondo. L’agricoltore occidentale che ha impiegato secoli a riscattarsi dalla servitù della gleba non può non prestare attenzione alle forme di sfruttamento dei lavoratori della terra del terzo mondo. Una maggiore tutela sindacale di questi significa non solo maggiore giustizia sociale ma anche migliori condizioni di competitività dei prodotti. Anche in questo caso i margini di manovra sono molto limitati, ma esistono. Il numero degli agricoltori è calato ma le loro associazioni hanno accumulato in lunghi anni di militanza una solida esperienza come ‘gruppo di pressione’; tale esperienza può essere ora utilizzata nelle questioni di giustizia di solidarietà internazionale e di riscatto dei più poveri.
Nel Giubileo del mondo agricolo che si terrà il 12 novembre del 2000 Giovanni Paolo II intende incontrare i lavoratori della terra per infondere loro coraggio e annunciare che, secondo la dottrina dell’universale destinazione dei beni, le ricchezze e le risorse della terra sono state date originariamente a beneficio di tutta l’umanità e non solo di alcuni. La stessa proprietà privata non è un diritto assoluto, ma riveste, per sua natura, una funzione sociale e deve contemperarsi con un’equa e solidale distribuzione a tutti dei beni della terra. Potremmo dire che il senso cristiano del coltivare la terra e, in generale della signoria dell’uomo sulla natura, è quello di orientare a sfamare l’uomo per trasformare la terra in pane sulla mensa di tutti, e in particolare del povero. Siamo pertanto chiamati, a tutti i livelli, nelle diverse situazioni politiche, sociali ed economiche, a rendere conto alle generazioni presenti e future della attuale fruizione dei beni della terra e a chiederci se non sia il tempo di proporre - come ha ripetuto e ripete accoratamente il Santo Padre:
- un alleggerimento, se non la cancellazione, del debito internazionale che attanaglia le economie di tanti paesi;
- l’attuazione di una riforma agraria che conduca all’abolizione del latifondo e regoli una più giusta distribuzione delle terre, specialmente nei Paesi più poveri;
- la tutela dei diritti delle famiglie e di tutti coloro che lavorano in agricoltura, spesso in condizioni difficili, se non disumane, ed esposti ad ogni sopruso,
- la circolazione libera di informazione, cultura, ritrovati tecnici e biotecnologici per un miglioramento della qualità di vita di intere popolazioni.
Queste e altre iniziative sono essenziali perché il giubileo non rimanga lettera morta. Il riscatto della terra è intimamente legato al riscatto e alla liberazione delle persone. La signoria universale di Dio che, nell’istituire il giubileo, afferma: “La terra è mia” (Lv 25,23) ci impegna seriamente a ripensare il senso del dominio umano sul mondo (…). L’uomo può dunque inserirsi all’interno dell’ordine naturale e orientarlo al suo sviluppo, ma lo deve fare con la stessa attitudine del Creatore, con sapienza e amore, nel rispetto della struttura intima di questo ordine e dei suoi equilibri.
CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE PER IL GIUBILEO DEL MONDO AGRICOLO , 12.11.2000
CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE PER IL GIUBILEO DEL MONDO AGRICOLO
Alle ore 10 di questa mattina, XXXII domenica del tempo "per annum" e Giornata di ringraziamento per i doni del creato, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede, in Piazza San Pietro, la Celebrazione Eucaristica in occasione del Giubileo del mondo agricolo.
All'inizio della Santa Messa S.E. Mons. Fernando Charrier, Vescovo di Alessandria e Presidente del Comitato del Giubileo del mondo agricolo, rivolge al Papa un indirizzo di omaggio.
Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia che Giovanni Paolo II pronuncia nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la lettura del Santo Vangelo:
· OMELIA DEL SANTO PADRE
1. "Il Signore è fedele per sempre" (Sal 146, 6).
È appunto per cantare questa fedeltà del Signore, or ora evocata dal Salmo responsoriale, che voi, carissimi Fratelli e Sorelle, siete oggi qui per il vostro Giubileo. Godo per questa vostra bella testimonianza, interpretata ed espressa poc'anzi dal Vescovo Mons. Fernando Charrier, che ringrazio di cuore. Un saluto deferente va anche alle personalità che hanno voluto manifestare la loro adesione, in rappresentanza di diversi Stati e soprattutto delle Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura.
Il pensiero si volge poi ai dirigenti e membri della Coldiretti e delle altre organizzazioni di agricoltori qui presenti, come pure ai membri delle federazioni di panificatori, delle cooperative agroalimentari e dell'Unione Forestale d'Italia. La vostra molteplice presenza, carissimi Fratelli e Sorelle, ci fa sentire vivamente l'unità della famiglia umana e la dimensione universale della nostra preghiera, rivolta all'unico Dio, creatore dell'universo e fedele all'uomo.
2. La fedeltà di Dio! Per voi, uomini del mondo agricolo, essa è un'esperienza quotidiana, costantemente ripetuta nell'osservazione della natura. Voi conoscete il linguaggio delle zolle e dei semi, dell'erba e degli alberi, della frutta e dei fiori. Nei più diversi paesaggi, dalle asprezze montuose alle pianure irrigate, sotto i più diversi cieli, questo linguaggio ha il suo fascino, a voi tanto familiare. In questo linguaggio, voi scorgete la fedeltà di Dio alle parole che Egli disse nel terzo giorno della creazione: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto" (Gn 1, 11). Dentro il movimento pacato e silenzioso ma ricco di vita della natura, continua a palpitare il compiacimento originario del Creatore: "E Dio vide che era cosa buona"! (Gn 1, 12).
Sì, il Signore è fedele per sempre. E voi, esperti di questo linguaggio di fedeltà - linguaggio antico e sempre nuovo -, siete naturalmente gli uomini del «grazie». Il vostro prolungato contatto con la meraviglia dei prodotti della terra, ve li fa percepire come un dono inesauribile della Provvidenza divina. Per questo la vostra giornata annuale è, per antonomasia, la «giornata del ringraziamento». Quest'anno poi essa acquista un più alto valore spirituale, innestandosi nel Giubileo che celebra i duemila anni dalla nascita di Cristo. Siete venuti a ringraziare per i frutti della terra, ma innanzitutto siete venuti a riconoscere in Lui il Creatore e insieme il frutto più bello di questa nostra terra, il «frutto» del grembo di Maria, il Salvatore dell'umanità e, in certo senso, del «cosmo» stesso. La creazione, infatti, come dice Paolo "geme e soffre nelle doglie del parto", e nutre la speranza di essere liberata "dalla schiavitù della corruzione" (Rm 8, 21-22).
3. Il «gemito» della terra ci porta col pensiero al vostro lavoro, carissimi uomini e donne dell'agricoltura, lavoro così importante e pur non privo di disagi e durezze. Nel brano che abbiamo ascoltato dal Libro dei Re, si evoca appunto una tipica situazione di sofferenza dovuta alla siccità. Il profeta Elia, provato dalla fame e dalla sete, è protagonista e insieme beneficiario di un miracolo della generosità. Tocca a una povera vedova soccorrerlo, dividendo con lui l'ultimo pugno di farina e le ultime gocce del suo olio; la sua generosità apre il cuore di Dio, al punto che il profeta può annunciare: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà, finché il Signore non farà piovere sulla terra".
La cultura del mondo agricolo è, da sempre, segnata dal senso del rischio che incombe sui raccolti per le imprevedibili avversità atmosferiche. Ma oggi, ai pesi tradizionali, se ne aggiungono spesso altri dovuti all'incuria dell'uomo. L'attività agricola dei nostri tempi ha dovuto fare i conti con le conseguenze dell'industrializzazione e lo sviluppo non sempre ordinato delle aree urbane, con il fenomeno dell'inquinamento atmosferico e il dissesto ecologico, con le discariche di rifiuti tossici, con il disboscamento delle foreste. Il cristiano, pur confidando sempre nell'aiuto della Provvidenza, non può non assumere iniziative responsabili per far sì che il valore della terra venga rispettato e promosso. È necessario che il lavoro agricolo sia sempre meglio organizzato e sostenuto da provvidenze sociali che lo ripaghino pienamente della fatica che comporta e dell'utilità veramente grande che lo contraddistingue. Se il mondo della tecnica più raffinata non si riconcilia con il linguaggio semplice della natura in un salutare equilibrio, la vita dell'uomo correrà rischi sempre maggiori di cui già ora vediamo avvisaglie preoccupanti.
4. Siate dunque, carissimi Fratelli e Sorelle, grati al Signore, ma insieme fieri del compito che il vostro lavoro vi assegna. Operate in modo da resistere alle tentazioni di una produttività e di un guadagno che vadano a discapito del rispetto della natura. Da Dio la terra è stata affidata all'uomo "perché la coltivasse e la custodisse" (cfr Gn 2, 15). Quando si dimentica questo principio, facendosi tiranni e non custodi della natura, questa prima o poi si ribellerà.
Ma voi comprendete bene, carissimi, che questo principio di ordine, che vale per il lavoro agricolo come per ogni altro settore dell'attività umana, si radica nel cuore dell'uomo. È dunque proprio il «cuore» il primo terreno da coltivare. Non a caso, quando Gesù vuole spiegare l'opera della parola di Dio, si serve, con la parabola del seminatore, di un illuminante esempio tratto dal mondo agricolo. La parola di Dio è seme destinato a portare frutto abbondante, ma purtroppo cade spesso su un terreno poco adatto, dove i sassi o le erbacce e le spine - espressioni molteplici del nostro peccato - le impediscono di radicarsi e di svilupparsi (cfr Mt 13, 3-23 par.).
Ammonisce, pertanto, un Padre della Chiesa, proprio rivolgendosi ad un agricoltore: "Quando dunque sei nel campo e contempli il tuo podere, considera che anche tu stesso sei campo di Cristo e presta attenzione anche a te come al tuo campo. Quella stessa bellezza che esigi che il tuo contadino renda al tuo campo, rendila anche tu al Signore Iddio nella coltivazione del tuo cuore.. " (San Paolino di Nola, Lettera 39, 3 ad Apro e Amanda).
È in funzione di questa "coltivazione dello spirito" che voi siete oggi qui a celebrare il Giubileo. Voi presentate al Signore, prima ancora del vostro impegno professionale, il lavoro quotidiano della purificazione del vostro cuore: opera esigente, che mai riusciremmo a compiere da soli. La nostra forza è Cristo, del quale la Lettera agli Ebrei ci ricordava, poc'anzi, che "nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso" (Eb 9, 26).
5. Questo sacrificio, compiuto una volta per tutte sul Golgotha, si attualizza per noi ogni volta che celebriamo l'Eucaristia. Qui Cristo si rende presente, col suo corpo e il suo sangue, per farsi nostro nutrimento.
Quanto deve essere significativo per voi, uomini del mondo agricolo, contemplare sull'altare questo miracolo, che corona e sublima le meraviglie stesse della natura. Non è forse un miracolo quotidiano quello che si compie quando un seme si fa spiga, e da essa tanti chicchi di grano maturano per essere macinati e diventare pane? Non è forse un miracolo della natura il grappolo d'uva che pende dai tralci della vite? Già tutto questo porta, misteriosamente, il segno di Cristo, giacché "tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv 1, 3). Ma ancor più grande è l'evento di grazia, con cui la Parola e lo Spirito di Dio rendono il pane e il vino, "frutto della terra e del lavoro dell'uomo", corpo e sangue del Redentore. La grazia giubilare che siete venuti ad implorare non è che sovrabbondanza di grazia eucaristica, forza che ci risolleva e ci risana dal profondo, innestandoci in Cristo.
6. Di fronte a questa grazia, l'atteggiamento da assumere ci viene suggerito dal Vangelo con l'esempio della povera vedova, che nel tesoro mette solo pochi spiccioli, ma in realtà dona più di tutti, perché non dona il superfluo, ma "tutto ciò che aveva per vivere" (Mc, 12, 44). Questa donna sconosciuta si mette così sulle orme della vedova di Zarepta che aveva aperto la sua casa e la sua mensa ad Elia. Ambedue sono sostenute dalla fiducia nel Signore. Ambedue, dalla fede, traggono la forza di una carità eroica.
Esse ci invitano a spalancare la nostra celebrazione giubilare sugli orizzonti della carità, guardando a tutti i poveri e bisognosi del mondo. Ciò che avremo fatto al più piccolo di essi, lo avremo fatto a Cristo (cfr Mt 25, 40).
E come dimenticare che proprio l'ambito del lavoro agricolo conosce situazioni umane che ci interpellano profondamente? Interi popoli, che vivono soprattutto del lavoro agricolo nelle regioni economicamente meno sviluppate, versano in condizioni di indigenza. Vaste regioni sono devastate dalle frequenti calamità naturali. E talvolta a queste disgrazie si aggiungono le conseguenze di guerre, che, oltre a provocare vittime, seminano distruzione, spopolano territori fertili e magari li lasciano infestati da ordigni bellici e sostanze nocive.
7. Il Giubileo nacque in Israele come un grande tempo di riconciliazione e di ridistribuzione dei beni. Accogliere oggi questo messaggio non può certo significare limitarsi ad un piccolo obolo. Occorre contribuire ad una cultura della solidarietà che, anche sul piano politico ed economico, sia nazionale che internazionale, spinga verso iniziative generose ed efficaci a vantaggio dei popoli meno fortunati.
Di tutti questi fratelli vogliamo oggi ricordarci nella nostra preghiera, ripromettendoci di tradurre il nostro amore per loro in operosa solidarietà, perché tutti, senza eccezione, possano godere dei frutti della «madre terra» e vivere una vita degna dei figli di Dio.
[02283-01.01] [Testo originale: Italiano]
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL GIUBILEO DEL MONDO AGRICOLO , 07.11.2000
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL GIUBILEO DEL MONDO AGRICOLO
Alle 12.15 di questa mattina, nell'Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione del Giubileo del Mondo Agricolo (11-12 novembre 2000).
Prendono parte alla Conferenza Stampa: l'Em.mo Card. Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000; S.E. Mons. Fernando Charrier, Presidente del Comitato del Giubileo del Mondo Agricolo; S.E. Mons. Agostino Marchetto, Osservatore Permanente della Santa Sede presso FAO-IFAD-PAM; il Dott. Vincenzo Conso, Segretario Generale dell'ICRA; il Dott. Federico Fazzuoli, Giornalista, Conduttore della manifestazione in Aula Paolo VI.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:
· INTERVENTO DEL CARD. ROGER ETCHEGARAY
Il Giubileo, nel corso di quest'anno, ha fatto come sfilare dinanzi ai nostri occhi ogni sorta di categorie sociali in cammino verso la Porta Santa, permettendoci così di meglio cogliere, in uno slancio di solidarietà, i problemi che portano con sé.
Ma il Giubileo del "mondo agricolo", se posso dirlo, ha attaccati alle suole i problemi della terra intera, del suo spazio e della sua storia. In principio era la terra, e il primo uomo, la prima donna, senza essere chiamati agricoltori, avevano ricevuto il compito primitivo e permanente di "coltivare" e di "custodire" questa terra (cfr. Gn 2,15). Si può riassumere e capire il destino e il dramma della nostra epoca attraverso ciò che vive il mondo agricolo che è una parte del mondo rurale.
Questa conferenza stampa ve ne mostrerà qualche aspetto Da parte mia, come figlio della terra in senso stretto, (la casa di mia madre è ancora in mano ad un agricoltore e mio padre era riparatore di macchine agricole), vorrei rilevarne qualche tratto significativo, almeno per le nostre regioni. Ma è chiaro che il mondo agricolo, attraverso i continenti, presenta tutte le età della storia della terra: l'agricoltore questo "homo sapiens," subisce le trasformazioni più profonde dell'evoluzione umana.
La crescente diversità delle professioni e dei tipi di rurali che abitano la campagna modifica, talvolta profondamente, l'equilibrio sociale che dipendeva molto, fin qui, dall'ambiente agricolo, dalla sua sensibilità, dal suo potere. Oggi, gli agricoltori non solo si trovano sempre più in minoranza nello spazio rurale ma si sentono soprattutto sempre meno considerati ed influenti.
Per lungo tempo, l'idea dello sradicamento non colpiva che colui che abbandonava la campagna per andare in città. Oggi, lo sradicamento è vissuto all'interno stesso delle campagne, soprattutto dall'agricoltore. Il frutto del suo lavoro è diventato una produzione estremamente mobile, sia per il luogo che per il tempo di produzione. Il mondo agricolo è colpito da ciò che viene chiamato il processo di "delocalizzazione": vi è frattura tra un ambiente, una produzione, un habitat. La nostra società giunge fino ad inventare espressioni come quelle di "produzione senza suolo" o di "agricoltura fuori dal suolo".Tutti i mestieri sono in piena mutazione, ma il cambiamento verificatosi in quello di agricoltore porta fino a fare ripensare le sue proprie finalità; e ciò dopo la nuova relazione che si stabilisce con il prodotto agricolo, tradizionalmente considerato come nutrimento e diventato ormai anche materia prima per l'industria.
Ma non basta parlare di crisi. In seno al mondo agricolo che soffre tanto più in quanto la sua sofferenza è sottovalutata all'esterno, la Chiesa, al di là delle necessarie riconversioni tecniche, fa intendere il richiamo alla conversione degli spiriti. E lo fa con molta fiducia in considerazione delle risorse straordinarie che detiene l'agricoltore per il fatto della sua vicinanza nativa con la terra, con la natura. Accogliere e stimolare la speranza, tale è il progetto di questo Giubileo del mondo agricolo: portare uno sguardo del tutto nuovo -quello di Dio della Genesi- su delle donne e degli uomini che verranno a Roma per testimoniare, insieme, la fede nella Creazione e la solidarietà con tutte le creature che popolano la terra.
Non dimentichiamo che questo stesso giorno il calendario del Giubileo prevede una "azione di grazia per i doni del Creato." Deve essere una domenica di festa che ci fa compiere un pellegrinaggio non abbastanza frequentato, quello verso il Padre Creatore. La Creazione, in quanto tale, è uno dei primi articoli del Credo. Si trova il senso vero della vita ricevendo la rivelazione di quello che fu la nostra propria origine Se vi è una festa che può riunire tutta l'umanità è proprio quella che celebra la sua creazione e questa festa non può essere che religiosa poiché loda e canta Colui che, secondo l'espressione biblica più primitiva, "ha fatto il cielo e la terra e tutto ciò che essi contengono" ( Gn 14, 20-22).
Mi fermo, non senza sottolineare che è uno stesso Comitato, sotto la responsabilità di Monsignor Charrier, che ha avuto l'incarico di preparare tre eventi giubilari: quello degli artigiani, il 19 marzo, quello dei lavoratori, il 1º maggio e, ora, quello del mondo agricolo. Ringrazio questo Comitato che ci ha offerto, tra l'altro, l'ammirabile documento "Terra di Dio e Terra degli uomini". Dando, senza indugio, la parola a Monsignor Charrier, penso ci convenga rimettere bene i piedi sulla terra...dopo le mie parole forse un po' troppo celesti!
[02215-01.02] [Testo originale: Italiano]
· INTERVENTO DI S.E. MONS. FERNANDO CHARRIER
1. Il Giubileo del mondo agricolo viene celebrato nella ricorrenza della annuale "Giornata del ringraziamento"; una coincidenza voluta per mettere in risalto il tema del Giubileo: "Terra di Dio, terra dell'uomo", che esprime con linearità la signoria di Dio sulla terra, e, al tempo stesso, il dono della terra fatto all'uomo perché la coltivi e ne ricavi i frutti per la vita.
Il Giubileo, infatti, ha uno stretto legame con la terra. "Mia è la terra e voi siete residenti e ospiti presso di me, dice il Signore", si legge nel libro del Levitico. Questa affermazione di Dio diventa più esigente ogni sette anni: "Nel settimo anno sarà un riposo completo per la terra, un riposo per il Signore. Non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna"; ed ancor più nel cinquantesimo anno, l'anno giubilare, dove a questo comando di lasciare riposare la terra si aggiungeva, per correggere le ingiustizie, che venissero condonati i debiti e la terra, alienata per qualsiasi necessità, ritornasse ai proprietari originari. Queste leggi tendevano a disciplinare il rapporto tra gli Ebrei e il possesso della terra, azione necessaria per un popolo che da nomade si era trasformato in stanziale.
L'anno giubilare impone, anche ai giorni nostri, di ripensare al senso del dono della terra, all'uso che se ne fa e alle ingiustizie che, oggi ancora, subisce chi lavora la terra.
La celebrazione del Giubileo del mondo agricolo assume le finalità di tutti i giubilei del mondo del lavoro, e cioè: riflettere sulle situazioni del lavoro nel mondo; sentirsi responsabili di tali situazioni specialmente quando sono di "sofferenza"; recuperare i veri valori del lavoro umano abbandonando i miti; riscoprire, se ce ne fosse bisogno, il progetto di Dio a riguardo del lavoro; confermare la volontà, in unione con il S. Padre quale autorità morale indiscussa, di operare perché il lavoro sia per l'uomo e non viceversa; e, nello specifico evento del giubileo della terra, ridare dignità al lavoro dei campi.
In un clima di falsa "onnipotenza" dell'uomo sul creato, la signoria dell'uomo, e specialmente sulla terra, (Dio stesso chiede all'uomo di "soggiogare" il mondo) non è quella di padrone assoluto, ma di "coltivatore" saggio, di custode attento e di prudente amministratore. Qualsiasi violenza alla terra, sia con incaute "biotecnologie" o con forzature per ottenere prodotti in tempi più stretti, si ritorce contro l'uomo.
Il rapporto tra l'uomo e la terra richiede una protezione in modo particolare da chi ha in mano le sorti politiche o economiche delle nazioni, poiché non di rado i lavoratori della terra subiscono sopraffazioni sul piano culturale e condizioni di vita indegne dell'uomo. E' facile rilevare, ad esempio, che sul piano economico il "settore primario" non è favorito né sufficientemente tutelato: le varie imposizioni a livello nazionale e comunitario, la situazione dei mercati, ecc. costituiscono veri e propri ostacoli, non solo ad un ulteriore sviluppo, quanto alla sopravvivenza delle stesse aziende agricole.
Così, sul piano legislativo si potrebbe fare di più: attraverso leggi adeguate si favorirebbe il ritorno alla terra di molti che, per ragioni economiche, l'hanno abbandonata.
Se si amplia lo sguardo sul mondo intero, i problemi dell'agricoltura si fanno anche più seri. Molti paesi sono vittime di un debito che impedisce loro lo sviluppo in ogni ambito della loro vita, e nella loro agricoltura persiste un'arretratezza che può essere superata solo con un supplemento di solidarietà dei paesi sviluppati.
La riflessione della Giornata giubilare affronterà il tema della "salvaguardia del creato". E' doveroso, nell'attuale situazione di timore e, a volte, di intimidazione psicologica, prendere coscienza di alcuni principi capaci di orientare le menti e i comportamenti; così la interdipendenza, i limiti dei beni naturali, la destinazione universale dei beni stessi, l'autentico sviluppo umano e la questione demografica sono da reputarsi problemi morali. Tutti, ormai, sono interpellati dalla crisi ambientale e "ciò può comportare importanti cambiamenti negli stili di vita consolidati, al fine di limitare lo spreco delle risorse ambientali ed umane, permettendo così a tutti i popoli ed uomini della terra di averne misura sufficiente" (CA n.52).
Il Giubileo del mondo agricolo pone ogni uomo, credente o no, di fronte a queste reali e urgenti questioni.
2. La dimensione del Giubileo, come già accennato, è mondiale; ecco la ragione della partecipazione di delegazioni di molte Nazioni del mondo, e la presenza dei massimi esponenti della FAO, Organismi delle Nazioni Unite. Del senso e del rilievo di queste partecipazioni vi parleranno tra poco S. E. Mons. Agostino Marchetto Osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, e il dott. Vincenzo Conso, segretario generale dell'ICRA.
Le celebrazioni giubilari inizieranno il pomeriggio di sabato 11 novembre con uno spettacolo nell'aula Paolo VI. Finalità di questo momento di riflessione e di festa è creare tra tutti i lavoratori del mondo agricolo una "reciprocità": ciascuno deve farsi carico della situazione di tutti gli altri per creare la vera solidarietà e "perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (SRS n. 38).
Sull'articolazione, i contenuti e lo svolgimento di questa manifestazione-spettacolo vi relazionerà il dott. Federico Fazzuoli.
Il momento centrale sarà domenica mattina con la Concelebrazione in Piazza S. Pietro, presieduta dal S. Padre. Questa Celebrazione sarà preceduta da una preparazione, composta di letture e di canti che dica, a coloro che si stanno radunando in piazza, il significato di questa giornata, cioè il ringraziamento a Dio per i beni della terra e la lode alla sua bontà, oltre alla riconferma dell'impegno perché il mondo del lavoro agricolo sia tenuto nella dovuta considerazione culturalmente, economicamente e in quanto portatore di valori religiosi e civili.
All'inizio della celebrazione, presenterò al S. Padre i presenti in piazza S. Pietro. Alla fine, è previsto un saluto del Direttore Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e L'agricoltura (FAO) Sig. Jacques Diouf, e del Dr. Paolo Bedoni, Presidente della Coldiretti.
Vi è grande attesa per le parole del S. Padre a riguardo della dignità del lavoro agricolo e della custodia del creato alla luce della parola di Dio e del Magistero sociale della Chiesa.
Come i Giubilei del 19 di marzo, dedicato al mondo dell'artigianato, e del 1° di maggio nel quale convennero a Tor Vergata, con qualche disagio, gli operatori della finanza, dell'imprenditoria, del commercio, della cooperazione i lavoratori dipendenti, anche il Giubileo del mondo agricolo guarda al futuro. E', infatti, una occasione per proseguire nella conoscenza e nel dialogo tra uomini e situazioni del mondo agricolo assai diversi e, tuttavia con identici problemi umani, economici e sociali.
La persona del S. Padre vogliamo che sia, anche per il futuro, un punto di riferimento autorevole e sicuro; e quanto dirà durante la Celebrazione sarà oggetto di ulteriore riflessione e stimolo per ritrovare, nel confronto della reciprocità, i momenti vissuti in queste due giornate di Giubileo.
Si è convinti che con l'aiuto di tutti si possa raggiungere questo traguardo.
I partecipanti previsti con apposita prenotazione sono sessantamila, ma si può ragionevolmente pensare che, com'è avvenuto per il Giubileo del mondo dell'artigianato, i presenti supereranno questo numero.
[02213-01.01] [Testo originale: Italiano]
· INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO
1. L'Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione -settore primario dello sviluppo umano- è testimone (per presenza ed azione nella Comunità Internazionale e nelle sue forme di organizzazione) dell'"interesse" della Chiesa Cattolica per la causa dell'uomo, immagine di Dio, e per i problemi che assillano l'umanità, specialmente di povertà, vecchie e nuove. E' azione che incoraggia, sollecita e promuove la ricerca del bene comune, nella prospettiva della piena unità della famiglia umana universale, unica strada per costruire un mondo che rispetti la verità dell'uomo, affermi la giustizia per tutti, nella libertà, e consenta, nella solidarietà, la crescita integrale di ogni persona e dei vari popoli, nel rispetto delle singole identità di ciascuno.
2. Non deve quindi sorprendere l'invito agli anzidetti Organismi di partecipare alla Giornata di ringraziamento per i doni della creazione, Giubileo del mondo agricolo, sia nel suo aspetto di riflessione e festa (sabato 11 corrente), sia nella celebrazione del giorno seguente. Anzi, la varietà di Paesi accreditati presso la FAO, l'IFAD e il PAM, la provenienza internazionale dei funzionari che ivi svolgono il loro servizio e la denominazione religiosa o l'ispirazione laica di ciascuno, darà all'evento -grazie alla loro partecipazione- una dimensione mondiale, ecumenica, interreligiosa, e manifesterà altresì l'unità di tutti gli uomini di buona volontà a favore della causa giubilare di liberazione anche dalla fame, per rompere infine le catene di una tremenda schiavitù, antica e moderna, che opprime oggi, secondo le stime più recenti, oltre ottocento milioni di esseri umani.
3. Saranno così con noi, domenica, i tre più alti responsabili degli Organismi anzidetti, più di trecento diplomatici, tenendo conto dei familiari, circa cinquanta Funzionari di FAO, IFAD e PAM, compresi i familiari, e un migliaio di Officiali (staff) che vi lavorano, sempre tenendo in conto le famiglie. Dopo la celebrazione della S. Messa, poi, il Sig. Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, pronuncerà un breve indirizzo di saluto e ringraziamento al Santo Padre, a nome anche dei suoi Colleghi e di quanti esprimono, per la circostanza, la dimensione mondiale, universale, della lotta contro la fame, una causa eminentemente giubilare, ma aperta a tutti, indipendentemente dal credo o dalla ideologia di ciascuno.
4. In tale contesto, a me, del tema giubilare bellamente espresso nello slogan "Terra di Dio e Terra degli Uomini", è stata affidata, per questa conferenza stampa, l'illustrazione della gravissima questione della custodia del creato, che nel linguaggio della Comunità internazionale è espressa nella formula "sviluppo sostenibile". Volentieri e giustamente la affianchiamo a quella di conio cristiano, e cioè "sviluppo integrale", non dimenticando l'altra, che comincia ad emergere, del "consumo critico".
5. A base di tutto ciò vi sta l'unità della famiglia umana, quella stessa che già Pio XII (v. Summi Pontificatus, 28) esprimeva in questi termini: "Il genere umano...si divide in gruppi sociali, nazioni o Stati, indipendenti gli uni dagli altri,...(esso) è tuttavia legato da mutui vincoli legali e giuridici, in una grande comunità, ordinata al bene di tutte le genti e regolata da leggi speciali, che ne tutelano l'unità e ne promuovono la prosperità".
Orbene sembrano ormai maturi i tempi, all'aurora del nuovo Millennio, in questo Giubileo Grande, per l'avvio di un nuovo corso dell'umanità, di una comunità mondiale (v. Pacem in terris, 75). Ne sono testimoni soprattutto i poveri, gli umili della terra e lo esige il creato e la sua custodia. Essi si sono messi in cammino verso una nuova "terra promessa", la patria comune dell'umanità, verso l'organizzazione anche "politica" della comunità mondiale delle Nazioni, dei Popoli.
6. I poveri, gli umili della terra formano quelle schiere innumerevoli di uomini e di donne che, nel secolo da poco concluso, più volte hanno affrontato il mortale pericolo di essere soffocati dalla nazione, dalla razza, dalla classe, o meglio dagli Stati che assunsero siffatti "idoli" a criterio supremo della loro disgraziata politica. Perciò sempre più si accentua negli animi l'anelito ad andare oltre gli stretti schemi statali e a sognare uno strumento idoneo per una efficace tutela dei fondamentali diritti di tutti (munito cioè di un'autorità tale da farli valere) e del creato stesso.
7. Per quanto riguarda il rapporto con la madre terra si deve anzitutto affermare che essa "non si sfrutta, ma si coltiva". Dobbiamo così trasformare in relazione di comunione ciò che finora è stato piuttosto rapporto di sfruttamento, tenendo presente che i beni che la natura offre a tutti vanno rispettati anche perché costituiscono patrimonio di tutta la comune famiglia umana.
Nasce così, poco a poco, la profonda convinzione che la salvaguardia di tali beni esiga che la loro socialità, insita nella loro stessa natura, divenga operante sul piano mondiale poiché i beni indispensabili alla vita di ognuno, come l'aria pura, la gioconda luce solare, l'acqua incontaminata, umile e casta, le piante che respirano su tutta la terra, i pesci guizzanti nel loro ambiente fluido incontaminato, appartengono a tutti gli esseri umani.
Ed è interesse universale quindi che l'utilizzazione delle ricchezze della terra e del mare ridondi a bene di tutti, che si arresti l'avanzare dei deserti, che le zone desertiche fioriscano, che la natura sia valorizzata con rispetto e razionalità.
8. Ebbene, in attesa che nasca un'autorità mondiale di "governance", a cui affidare anche l'adozione e l'esecuzione delle misure di protezione di quell'inestimabile dono che è il nostro globo terracqueo, abbiamo già gli Organismi delle Nazioni Unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione e l'impegno loro che si sviluppa attorno al concetto di "sviluppo sostenibile", come dicevamo, che è usato nel linguaggio internazionale a partire dal 1987 nel Rapporto della Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo. Essa così lo definì: "uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri" (Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo, Il futuro di noi tutti, trad. it., Milano 1988, p. 71).
9. La FAO, l'IFAD e il PAM, per certi aspetti, vi hanno posto attenzione ancor prima, nel tentativo di attualizzare le proprie finalità che sono ordinate allo sviluppo del settore agricolo e rurale per favorire una crescita dei regimi alimentari e quindi condizioni di sicurezza alimentare. Evidentemente l'approccio seguito da ciascuna delle tre Istituzioni in relazione allo sviluppo sostenibile tende a variare a seconda della specifica competenza: se l'azione della FAO è in primo luogo orientata alla cooperazione ed all'assistenza con i Governi al fine di determinare condizioni di sviluppo agricolo e alimentare, l'IFAD si concentra nel finanziamento, a tassi modulati sulla base della capacità dei Paesi beneficiari, di progetti che hanno come obiettivo lo sviluppo e la lotta contro la povertà rurale, mentre per il PAM il soccorso d'urgenza e la predisposizione di un'assistenza alimentare conseguente costituiscono il capitolo centrale di attività, pur mantenendo l'attenzione all'uso degli aiuti alimentari in funzione di uno sviluppo continuativo dei beneficiari.
10. Vi è però una priorità, rilevabile nei programmi e nell'azione dei tre organismi, che può essere considerata "comune", o può almeno costituire una piattaforma base di intesa, ed è il riferimento all'obiettivo della tutela ambientale e dei differenti ecosistemi (quello agricolo, forestale, ittico) e dei rispettivi ecosistemi derivati (allevamento, gestione delle risorse genetiche, tecniche di produzione). In questi anni la FAO, l'IFAD e il PAM hanno evidenziato una crescente consapevolezza non solo del deperimento o della distruzione dell'ambiente agricolo, ma anche delle possibilità di intervento nel settore attraverso forme di cooperazione -evidentemente diversificate in relazione alla competenza- capaci di armonizzarsi con gli ecosistemi e di favorire allo stesso tempo la presenza dell'uomo e l'utilizzo delle risorse disponibili.
11. Un primo livello di attività ha riguardato così l'individuazione delle cause del degrado ambientale e quindi gli ostacoli ad una effettiva sostenibilità dello sviluppo agricolo e rurale. Tra queste sono state indicate: la disparità delle risorse; l'uso di tecniche non sostenibili e di nuove tecnologie nel lavoro agricolo che presentano effetti secondari non controllabili per l'ambiente; la povertà rurale che spinge le comunità rurali a un eccessivo sfruttamento dei differenti ecosistemi; lo sfruttamento troppo intensivo degli ecosistemi agricolo, forestale, ittico; il diminuito valore delle materie prime tradizionalmente esportate dai Paesi in via di sviluppo con la conseguente distruzione di risorse forestali o con l'intensiva non oculata produzione agricola, specie di prodotti monocolturali, e ciò per non diminuire la capacità di esportazione; il deficit istituzionale, con l'assenza di politiche agricole, di riforma agraria, di distribuzione e commercializzazione, a cui si aggiungono interventi non appropriati e antieconomici.
12. Un secondo tipo di intervento delle Organizzazioni delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura per garantire lo sviluppo sostenibile, riguarda invece l'adozione di atti e regole specifiche che ormai delineano un autonomo profilo normativo nel settore agricolo, rispetto a quanto realizzato dalle altre Istituzioni intergovernative.
Infatti lo sviluppo sostenibile, per l'applicazione nel settore agricolo, trova una serie di principi-guida nella Dichiarazione di Den Bosch (1991) adottata a conclusione della "Conferenza internazionale sull'Agricoltura e l'Ambiente", convocata dalla FAO, con la collaborazione delle altre Istituzioni internazionali. Ivi lo sviluppo sostenibile è ritenuto come approccio in grado di conservare la terra, l'acqua. le risorse genetiche vegetali e animali, che non degrada l'ambiente ed è tecnicamente appropriato, economicamente possibile e socialmente accettabile.
13. Tale Dichiarazione, insieme con risoluzioni degli organi interni delle tre Istituzioni, (in particolare restano basilari, anche per gli sviluppi futuri, le Risoluzioni 3/89 e 10/89 della XXV Sessione della Conferenza della FAO -1989-, che si richiamano alle Risoluzioni 42/186 e 42/187 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1987) precisa il riferimento ad uno "sviluppo sostenibile ed equilibrato dal punto di vista dell'ambiente" e propone quale finalità essenziale un aumento degli sforzi per "aiutare i Governi a formulare delle strategie di conservazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo", anche mediante "la difesa e la gestione della diversità biologica e genetica". Un ambito, quest'ultimo, tra i più importanti non solo per le connessioni con la conservazione delle risorse e quindi per una sostenibilità dello sviluppo, ma anche per le implicazioni di ordine etico che presenta.
Successivamente si mette pure in luce il rapporto tra il vantaggio della generazione presente nei confronti delle generazioni future.
14. I due criteri ispiratori di tale nuova considerazione dell'ambiente, connessa con lo sviluppo sono: il fatto che agricoltura, foreste e pesca sono legati alle condizioni ambientali (e a loro volta modificano l'ambiente) e la constatazione che la sua tutela e quella delle risorse non è più considerata un problema a parte e in aggiunta, ma una dimensione dello stesso sviluppo, componente essenziale dell'uso razionale delle risorse nelle diverse attività economiche.
Rileviamo dunque con piacere che la FAO, l'IFAD e il PAM hanno riconosciuto che gli obiettivi e le priorità che essi perseguono, conformemente ai rispettivi mandati, implicano che gli Stati membri abbiano coscienza e si preoccupino sempre di più delle necessità di promuovere e intensificare gli sforzi volti ad assicurare uno sviluppo sostenibile a protezione dell'ambiente e la buona gestione delle risorse naturali a profitto delle generazioni future. Così per alleviare la povertà rurale con il connesso rischio di distruzione irrazionale delle risorse della natura, sono state introdotte delle nuove direttive operative per assicurare una maggiore integrazione degli "imperativi ecologici" (ad esempio un particolare Rapporto dell'IFAD sulla problematica dell'ambiente e dello sviluppo durevole in considerazione del ruolo dei piccoli agricoltori, è stato predisposto già nel 1989 a seguito della Consultazione internazionale su "Ambiente e sviluppo durevole in relazione al ruolo dei piccoli coltivatori").
Anche l'aiuto alimentare o l'assistenza alimentare in casi di urgenza, -a fronte di catastrofi naturali o dovute all'azione dell'uomo, o in occasione di conflitti- settore in cui operano le tre Istituzioni, si è modificato nella sua ispirazione e nella sua attuazione in ragione della sostenibilità dell'azione di sviluppo (un esempio è dato dalle operazioni del PAM che si muovono dopo aver predisposto per ogni Paese beneficiario uno "schema di strategia", quindi un "progetto Paese" ed infine una valutazione spesso affidata a missioni congiunte con le altre Istituzioni).
15. Comunque le prospettive per il futuro restano essenzialmente legate alla realizzazione degli impegni che i Capi di Stato e di Governo hanno assunto nel 1996 nel corso del Vertice Mondiale sull'Alimentazione, che in particolare nel suo Piano d'azione (una speciale attenzione è contenuta negli Impegni 1,2,3 e 6) indica la meta dello sviluppo sostenibile come qualità essenziale di ogni azione proposta, finanziata o attuata dalle Organizzazioni delle Nazioni Unite operanti nel settore agricolo e alimentare.
Inoltre la prospettiva di un'agricoltura sempre più "multifunzionale" (il riferimento è alle conclusioni della Conferenza sull'agricoltura multifunzionale, realizzata a Maastricht dalla FAO nel 1999), richiede alle tre Istituzioni uno sforzo supplementare di coniugare direttamente le esigenze tecniche e finanziarie a quelle umane, non sovrapponendo i bisogni, ma alimentando una correlazione tra l'obiettivo della sicurezza alimentare e il rispetto della persona e dei suoi diritti-doveri, il ruolo delle istituzioni e una "governabilità sostenibile" dei processi di sviluppo.
16. Si potrà dunque trovare vera convergenza tra gli sforzi operati dalle tre Istituzioni in parola e l'evento giubilare che celebreremo insieme per manifestare il nostro comune rispetto per la Creazione, convinti tutti che la sostenibilità dello sviluppo, per essere "vera", si deve inserire nel cuore di una effettiva solidarietà universale. Essa -come sosteneva Paolo VI- ci impone "obblighi verso tutti", non potendoci disinteressare di "coloro che verranno dopo di noi a ingrandire la cerchia della famiglia umana" (Populorum Progressio, 17).
[02212-01.01] [Testo originale: Italiano]
· INTERVENTO DEL DOTT. VINCENZO CONSO
L'ICRA (Associazione Cattolica Rurale Internazionale), nella consapevolezza che "fra l'anno giubilare e la terra sussiste un legame profondo che permette di abbracciare in un solo sguardo i temi fondamentali del messaggio del Giubileo e di proiettarli sulle questioni più gravi che assillano l'umanità in questo declinare del millennio" (Documento "Terra di Dio terra dell'uomo", Introduzione), ha accolto il Documento preparatorio del Giubileo del mondo agricolo, Terra di Dio terra dell'uomo, come destinatario privilegiato e diretto.
Questo perché tale Documento costituisce un punto di riferimento per una riflessione comune del mondo agricolo, affinché attraverso un processo di presa di coscienza dei problemi e delle situazioni dello stesso mondo agricolo-rurale, si possa realizzare un processo di liberazione.
Solo se l'uomo è libero potrà dominare il mondo e governare la terra. E sarà veramente libero solo attraverso la conoscenza. Per questo la conoscenza è stata "vietata" lungo i secoli ai poveri in modo che il mondo è sempre appartenuto agli altri.
In questo senso, abbiamo accolto il Documento (divulgandolo in 5 lingue e in migliaia di copie) come una pista di riflessione per la preparazione di un itinerario di conversione e di liberazione che ci porti ad un maggiore impegno per la promozione del mondo agricolo-rurale e per la riaffermazione, al suo interno, dei fondamentali diritti degli uomini per una concreta democrazia.
In questo quadro, mi pare che l'appello di Giovanni Paolo II a sviluppare la dimensione pubblica e collettiva della carità, la cooperazione tra i popoli e la conversione dei cuori di quelli che detengono il potere politico ed economico è molto appropriato. Ma ciò sarà possibile se tutti avremo chiara l'interdipendenza che ormai unisce tutti i popoli. Qui si pone il problema di una politica, a livello mondiale, che sia veramente la concretizzazione di una forma esigente di carità.
La stessa crisi dell'ambiente, il problema della salvaguardia del creato, si pone come una questione morale che, per la sua soluzione, ha bisogno di un cambiamento culturale profondo e senza un processo educativo profondo non emergerà mai una nuova coscienza ecologica.
Siamo dunque di fronte a processi complessi e contraddittori dove vecchi problemi, come quello del debito estero dei Paesi in via di sviluppo, si sommano a fenomeni di delocalizzazione delle attività produttive, di sfruttamento intensivo delle risorse naturali, a dinamiche di sviluppo in cui alcuni Paesi riescono a conquistare spazi sul mercato internazionale, mentre altri vengono ulteriormente emarginati e muoiono di fame.
La situazione è particolarmente insidiosa per i sistemi agricoli e le aree rurali del pianeta. Il progressivo smantellamento delle tradizioni politiche agricole di stampo protezionistico dei Paesi sviluppati, le trasformazioni "exported oriented" dei sistemi agricoli di molti Paesi in via di sviluppo, guidata dalle grandi proprietà terriere nazionali e agro-industriali straniere, stanno accompagnando il superamento di vecchi equilibri e delle regole del commercio internazionale dei prodotti agricoli.
Siamo dunque entrati nell'era della priorità dell'interdipendenza tra "sistemi economici" e strategie politiche economiche, intraprese dai protagonisti dello scenario internazionale. Di conseguenza, oggi, esistono opportunità per una più equa ridistribuzione a livello mondiale delle attività produttive, per un riequilibrio tra Nord e Sud del mondo, per una ridefinizione del rapporto tra aree rurali e urbane nel segno della sostenibilità dello sviluppo e della sicurezza alimentare. Questi processi economici, però, possono degenerare in dinamiche disgreganti per numerose comunità rurali di tutto il mondo.
Qui si pone il problema della riforma delle Organizzazioni internazionali, in cui è necessario trovare un adeguato spazio per una progettualità politica globale attenta alla persona, alle opportunità per i più deboli, agli interessi e alle aspirazioni della società civile, della gente.
I cristiani non possono più sopportare atteggiamenti di ingiustizia; di qui la necessità di provocare nuovi stili di vita che, a partire dalla sobrietà, promuovano una concreta cultura di solidarietà.
Una cultura di solidarietà che aiuti anche la realizzazione di quella che a livello mondiale è una sfida per molti Paesi in via di sviluppo, cioè la riforma agraria. Una riforma che non sia una semplice distribuzione delle terre, ma che realizzi un pacchetto di politiche che consenta di raggiungere diversi obiettivi importantissimi per i molteplici soggetti del mondo rurale, anche attraverso la tutela dei diritti umani che scaturiscono dal lavoro.
[02214-01.01] [Testo originale: Italiano]
· INTERVENTO DEL DOTT. FEDERICO FAZZUOLI
Sabato 11 novembre alle 15.50 nell'Aula Nervi in Vaticano si terrà un incontro tra delegazioni di "coltivatori e custodi" della terra provenienti da ogni parte del mondo. L'incontro verrà ripreso dalla RAI e andrà in onda su RAIUNO fino alle 17.00.
Sarà un incontro di festa e di riflessione sul ruolo di ognuno di noi nella difesa della Terra ed in particolare sul ruolo dei coltivatori.
Oggi più della metà dell'umanità vive e lavora in campagna. Su sei miliardi di essere umani ben 3,5 vivono in campagna e di essi ben 2,5 coltivano la terra. La scenografia sarà costituita da un giardino realizzato con piante e fiori originari da tutto il mondo e forniti dai florovivaisti di Pescia e Pistoia.
L'incontro partirà dalla spiegazione del significato del Giubileo della Terra sia dal punto di vista biblico che scientifico, con il francescano Padre Maurizio Faggioni e il prof. Antonino Zichichi.
Verrà presentato un reportage realizzato in Brasile, nel Mato Grosso, dove è in corso un progetto di riforestazione e agricoltura realizzato dagli Indios Xavantes, con il sostegno del missionario saveriano Padre Angelo Pansa che verrà nell'aula Nervi accompagnato dal capo villaggio Benjamin Xavante.
Verranno presentate anche molte testimonianze di lavoratori della terra provenienti dal Congo, dall'India, dal Cile, dalla Thailandia e naturalmente da casa nostra.
Molti concetti che troviamo nel dibattito quotidiano verranno affrontati sia attraverso brani delle Sacre Scritture che documenti ufficiali della Chiesa. Verranno così puntualizzati concetti come sicurezza e sovranità alimentare, desertificazione, proprietà della terra, giustizia nei commerci mondiali, multifunzionalità dell'attività agricola etc.
Molti gli artisti che si esibiranno nel corso dell'incontro: Liliana Cosi, il maestro Griminelli, il gruppo italiano Novalia e quello greco Eleftheria Arvanitaki.
In particolare è stato composto un brano musicale di percussionisti provenienti da tutto il mondo dai senegalesi Afrosound al mediterraneo Tullio De Piscopo ai musicisti di Samoa, dal titolo "il respiro della terra", realizzato dal Maestro Leonardo De Amicis.
È previsto un intervento del Card. Angelo Sodano.
L'incontro verrà condotto da Federico Fazzuoli con Ada Touré.
[02218-01.01] [Testo originale: Italiano]
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